La Coltricia cinnamomea rappresenta una delle specie fungine più intriganti e sottovalutate del panorama micologico europeo. Questo piccolo poliporo, noto anche come "fungo cannella" per la caratteristica colorazione del carpoforo, appartiene alla famiglia delle Hymenochaetaceae e si distingue per le sue peculiari caratteristiche ecologiche e morfologiche. Nonostante le dimensioni contenute e la mancanza di interesse dal punto di vista culinario, la Coltricia cinnamomea merita un'attenzione particolare da parte di micologi, botanici e appassionati di funghi per le sue peculiarità biologiche e per il ruolo fondamentale che svolge negli ecosistemi forestali.
In questo articolo approfondiremo ogni aspetto di questo interessante basidiomicete, dai dati tassonomici alle proprietà biologiche, passando per una dettagliata analisi morfologica e delle condizioni di crescita, con l'obiettivo di fornire una risorsa completa e aggiornata per tutti gli appassionati di micologia. Nome scientifico: Coltricia cinnamomea (Jacq.) Murrill Famiglia: Hymenochaetaceae Nome comune: Fungo cannella Commestibilità: Non commestibile Periodo di crescita: Estate-Autunno La Coltricia cinnamomea rappresenta una delle specie fungine meno conosciute nel panorama micologico italiano. Questo fungo, appartenente alla famiglia delle Hymenochaetaceae, si distingue per le sue peculiari caratteristiche morfologiche e per l'habitat in cui cresce. Nonostante le sue dimensioni contenute e la mancanza di interesse dal punto di vista culinario, la Coltricia cinnamomea merita un'attenzione particolare da parte di micologi, botanici e appassionati di funghi per le sue peculiarità ecologiche e per il ruolo che svolge negli ecosistemi forestali. In questo articolo approfondiremo ogni aspetto di questo interessante basidiomicete, dai dati tassonomici alle proprietà biologiche, passando per una dettagliata analisi morfologica e delle condizioni di crescita. La scoperta e la classificazione della Coltricia cinnamomea risalgono al XVIII secolo, quando il botanico olandese Nikolaus Joseph von Jacquin la descrisse per la prima volta. Successivamente, nel 1904, il micologo americano William Alphonso Murrill la riclassificò nel genere Coltricia, da cui deriva il nome attuale. La specie è conosciuta anche con diversi sinonimi, tra cui Polyporus cinnamomeus e Polystictus cinnamomeus, testimoniando le diverse interpretazioni tassonomiche che si sono succedute nel tempo. Dal punto di vista ecologico, la Coltricia cinnamomea riveste un'importanza notevole in quanto fungo saprotrofo che contribuisce attivamente al processo di decomposizione della materia organica nel sottobosco. La sua presenza è spesso indicatrice di ecosistemi forestali ben conservati e maturi, dove svolge un ruolo cruciale nel ciclo dei nutrienti. Nonostante la sua diffusione sia piuttosto ampia, non è sempre facile da individuare a causa delle sue dimensioni ridotte e della sua tendenza a mimetizzarsi con il substrato circostante. La classificazione tassonomica del Fungo Cannelle è stata oggetto di numerose revisioni nel corso dei secoli, riflettendo l'evoluzione delle conoscenze micologiche e l'adozione di criteri sempre più raffinati per la determinazione delle relazioni filogenetiche tra i funghi. Attualmente, la specie è inserita in un contesto tassonomico ben definito, che la colloca all'interno di una precisa gerarchia di categorie sistematiche. Comprendere questa struttura classificatoria è fondamentale non solo per inquadrare correttamente la specie dal punto di vista scientifico, ma anche per apprezzarne le relazioni con altri funghi e la sua posizione nell'albero evolutivo dei basidiomiceti. La collocazione della Coltricia cinnamomea all'interno della famiglia delle Hymenochaetaceae è particolarmente significativa, in quanto questa famiglia comprende funghi noti per la loro capacità di degradare la lignina, contribuendo in modo determinante al processo di decomposizione del legno. I membri di questa famiglia sono caratterizzati da ife settate con giunti a fibbia e da basidi di varia forma, elementi che rappresentano importanti caratteri diagnostici per la determinazione tassonomica. Nel corso della storia della micologia, la Coltricia cinnamomea è stata descritta con diverse denominazioni, riflettendo le diverse interpretazioni dei caratteri morfologici e le evoluzioni dei criteri classificatori. Tra i sinonimi più significativi possiamo ricordare: L'analisi di queste denominazioni storiche ci permette di tracciare un affascinante percorso attraverso l'evoluzione della micologia come disciplina scientifica. Ogni cambio di denominazione corrisponde a una nuova interpretazione dei caratteri morfologici o a un avanzamento nelle tecniche di indagine, che hanno permesso di chiarire progressivamente le relazioni filogenetiche della specie. La morfologia della Coltricia cinnamomea presenta caratteristiche distintive che ne facilitano il riconoscimento, pur richiedendo un'attenta osservazione per non confonderla con specie simili. L'aspetto generale del carpoforo, la struttura dell'imenio, le caratteristiche della carne e del gambo costituiscono un insieme di elementi diagnostici che, considerati nel loro complesso, permettono una determinazione sicura della specie. In questa sezione analizzeremo nel dettaglio ogni aspetto morfologico, fornendo descrizioni precise e misurazioni accurate per guidare l'identificazione sul campo e in laboratorio. Il carpoforo del Fungo Cannella si presenta generalmente di dimensioni contenute, con un diametro che varia da 1 a 5 centimetri, sebbene in condizioni particolarmente favorevoli possano svilupparsi esemplari leggermente più grandi. La forma è inizialmente convessa, per poi appiattirsi progressivamente fino a diventare quasi pianeggiante negli esemplari maturi. In molti casi, il cappello presenta una depressione centrale più o meno marcata, che costituisce un carattere diagnostico importante. La superficie del cappello è uno degli elementi più caratteristici di questa specie. Si presenta finemente vellutata o feltrosa al tatto, con una colorazione che varia dal marrone cannella al bruno-rossastro, da cui deriva l'epiteto specifico "cinnamomea". La zonatura concentrica è un altro carattere distintivo: il cappello mostra infatti bande concentriche di tonalità leggermente diverse, che creano un effetto cromatico particolarmente suggestivo. Queste zone corrispondono a fasi di crescita successive e possono essere più o meno evidenti a seconda delle condizioni ambientali e dell'età del fungo. L'imenio della Coltricia cinnamomea è di tipo poroide, caratterizzato cioè dalla presenza di tubuli e pori invece di lamelle. I tubuli sono relativamente corti, con una lunghezza generalmente compresa tra 1 e 3 millimetri, e decorrono lungo la superficie inferiore del cappello. La loro colorazione è bruno-cannella, spesso leggermente più scura rispetto alla superficie superiore del cappello. I pori, che rappresentano l'apertura terminale dei tubuli, sono di forma angolosa e di dimensioni piuttosto piccole, con un diametro generalmente compreso tra 2 e 4 per millimetro. La loro disposizione è densa e regolare, creando una superficie apparentemente compatta all'osservazione macroscopica. La colorazione dei pori è simile a quella dei tubuli, tendente al bruno-cannella, ma può presentare sfumature ocracee o rossastre negli esemplari giovani. Il gambo della Coltricia cinnamomea è generalmente centrale, anche se in alcuni esemplari può presentarsi leggermente eccentrico. Le dimensioni sono modeste, con una lunghezza compresa tra 1 e 4 centimetri e un diametro di 2-5 millimetri. La forma è cilindrica o leggermente rastremata verso la base, dove spesso si assottiglia per inserirsi nel substrato. La superficie del gambo è di colore simile a quella del cappello, bruno-cannella, ma tende a essere leggermente più scura, soprattutto nella parte basale. La consistenza è coriacea e fibrosa, rendendo il gambo piuttosto resistente nonostante le dimensioni contenute. All'attaccatura con il substrato, il gambo può presentare una leggera pubescenza o dei ciuffi miceliari biancastri, particolarmente evidenti negli esemplari giovani. Una caratteristica importante del gambo è la sua continuità strutturale con i tubuli dell'imenio: questi infatti decorrono lungo il gambo per un tratto più o meno esteso, creando una superficie porosa che si estende dalla parte inferiore del cappello fino a parte del gambo stesso. Questo carattere, noto come "decorrenza", è particolarmente evidente negli esemplari ben sviluppati e costituisce un elemento diagnostico utile per distinguere la Coltricia cinnamomea da specie simili. L'osservazione microscopica rivela ulteriori caratteri diagnostici fondamentali per una corretta identificazione della Coltricia cinnamomea. Le spore, in particolare, presentano una forma ellittica o ovoidale, con dimensioni generalmente comprese tra 6 e 9 micrometri di lunghezza e 4-6 micrometri di larghezza. La superficie sporale è liscia, con pareti sottili e di colore bruno pallido in massa. I basidi, le strutture che producono le spore, sono di forma clavata e misurano generalmente 15-25 micrometri di lunghezza. Ogni basidio produce quattro spore, che vengono rilasciate a maturità per garantire la dispersione della specie. Le ife, che costituiscono la struttura fondamentale del fungo, presentano setti con giunti a fibbia, un carattere tipico dei basidiomiceti che facilita la distribuzione dei nuclei nelle ife secondarie. Un elemento microscopico particolarmente interessante è la presenza di cistidi, cellule sterili che si trovano tra i basidi. Nella Coltricia cinnamomea, i cistidi sono generalmente assenti o poco sviluppati, ma in alcuni casi possono essere osservate ife setoliformi, caratteristiche della famiglia delle Hymenochaetaceae, che contribuiscono all'identificazione della specie a livello microscopico. La Coltricia cinnamomea è una specie con esigenze ecologiche piuttosto specifiche, che ne determinano una distribuzione caratteristica sia a livello geografico che a livello di habitat. Comprendere queste esigenze è fondamentale non solo per localizzare la specie durante le escursioni micologiche, ma anche per apprezzarne il ruolo ecologico all'interno degli ecosistemi forestali. In questa sezione analizzeremo nel dettaglio le preferenze ambientali della Coltricia cinnamomea, la sua distribuzione a livello globale e nazionale, e i fattori che influenzano la sua presenza e abbondanza in un determinato territorio. La Coltricia cinnamomea è un fungo saprotrofo, che si sviluppa cioè su materiale organico morto, contribuendo attivamente al processo di decomposizione. Il suo substrato preferito è rappresentato dai residui legnosi in avanzato stato di decomposizione, in particolare rametti, ceppi e radici morte di latifoglie. Meno frequentemente, può svilupparsi su residui di conifere, mostrando in questo caso una certa versatilità nella scelta del substrato. Per quanto riguarda le condizioni ambientali, la Coltricia cinnamomea predilige boschi maturi e ben conservati, con una buona umidità ambientale e un sottobosco ricco di humus. La specie mostra una marcata preferenza per i terreni acidi o subacidi, con pH generalmente compreso tra 4,5 e 6,0. Questo parametro, insieme alla disponibilità di materiale legnoso in decomposizione, rappresenta uno dei fattori limitanti più importanti per lo sviluppo della specie. Dal punto di vista climatico, la Coltricia cinnamomea è tipica delle regioni temperate, dove trova le condizioni ottimali di temperatura e umidità per il suo sviluppo. La crescita dei carpofori avviene generalmente in estate e in autunno, con un picco di produzione tra agosto e ottobre nell'emisfero settentrionale. Tuttavia, in condizioni particolarmente favorevoli, è possibile osservare esemplari anche in tarda primavera o all'inizio dell'inverno. In Italia, la Coltricia cinnamomea è distribuita in modo piuttosto uniforme lungo tutta la penisola, dalle regioni alpine a quelle mediterranee. Tuttavia, la sua presenza è strettamente legata alla disponibilità di habitat forestali adatti, per cui risulta più comune nelle regioni con una copertura forestale estesa e ben conservata. Questa distribuzione regionale riflette non solo la disponibilità di habitat adatti, ma anche l'intensità delle ricerche micologiche condotte nelle diverse aree. È probabile che la specie sia più diffusa di quanto non appaia dai dati attuali, soprattutto nelle regioni meridionali dove gli studi micologici sono stati storicamente meno intensivi. A livello globale, la Coltricia cinnamomea ha una distribuzione ampia ma discontinua, che comprende gran parte dell'Europa, del Nord America e dell'Asia temperata. In Europa, la specie è segnalata dalla Penisola Iberica alla Russia europea, con una frequenza generalmente maggiore nelle regioni centrali e occidentali. Nel Nord America, è presente sia nella parte orientale che occidentale del continente, sebbene con popolazioni spesso isolate e localizzate. In Asia, la Coltricia cinnamomea è segnalata in Giappone, Corea e Cina, dove occupa habitat simili a quelli europei. È interessante notare che in queste regioni sono state descritte diverse varietà e forme che presentano lievi differenze morfologiche rispetto alla tipica Coltricia cinnamomea europea, suggerendo l'esistenza di un complesso di specie strettamente correlate che meriterebbero ulteriori studi filogenetici. La distribuzione globale della Coltricia cinnamomea riflette probabilmente eventi storici di dispersione e divergenza evolutiva, che hanno portato alla formazione di popolazioni geograficamente distinte con caratteristiche genetiche e morfologiche leggermente differenziate. Studi recenti basati sull'analisi del DNA stanno iniziando a chiarire queste relazioni, rivelando una storia evolutiva più complessa di quanto non si pensasse in passato. La Coltricia cinnamomea, sebbene non commestibile e priva di interesse culinario, presenta un profilo chimico e biologico di notevole interesse dal punto di vista scientifico. Le ricerche condotte su questa specie hanno rivelato la presenza di diversi composti bioattivi con potenziali applicazioni in campo farmacologico e biotecnologico. In questa sezione esploreremo nel dettaglio la composizione chimica della Coltricia cinnamomea, le sue proprietà biologiche e le possibili applicazioni derivanti da queste caratteristiche. Le analisi chimiche condotte sulla Coltricia cinnamomea hanno rivelato la presenza di diversi gruppi di composti bioattivi, tra cui polisaccaridi, terpenoidi e composti fenolici. I polisaccaridi, in particolare, rappresentano una frazione significativa della biomassa fungina e sono oggetto di studio per le loro proprietà immunomodulanti e antitumorali. Tra i terpenoidi identificati nella Coltricia cinnamomea, spiccano diversi triterpeni con strutture complesse e attività biologiche promettenti. Questi composti, che includono acidi triterpenici e loro derivati, mostrano proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e, in alcuni casi, citotossiche selettive verso linee cellulari tumorali. I composti fenolici rappresentano un altro gruppo importante di metaboliti secondari presenti nella Coltricia cinnamomea. Queste sostanze, che includono acidi fenolici e flavonoidi, contribuiscono all'attività antiossidante del fungo e potrebbero spiegare parte delle sue proprietà biologiche. La concentrazione di questi composti varia in funzione di diversi fattori, tra cui il substrato di crescita, l'età del carpoforo e le condizioni ambientali. Le proprietà biologiche della Coltricia cinnamomea sono state investigate in diversi studi in vitro e in modelli animali, rivelando un potenziale interessante per diverse applicazioni terapeutiche. L'attività antiossidante, in particolare, è stata ampiamente documentata e sembra essere correlata alla presenza di composti fenolici e di alcuni polisaccaridi con proprietà radical-scavenging. Studi preliminari hanno inoltre evidenziato una potenziale attività immunomodulante estratti di Coltricia cinnamomea. Questi estratti sembrano in grado di stimolare l'attività di diverse popolazioni cellulari del sistema immunitario, inclusi macrofagi e linfociti, suggerendo possibili applicazioni come adiuvanti immunitari o in terapie complementari per condizioni di immunodeficienza. Altre proprietà investigate includono l'attività antimicrobica verso alcuni patogeni batterici e fungini, l'attività antinfiammatoria in modelli di infiammazione acuta e cronica, e una modesta attività citotossica verso alcune linee cellulari tumorali. È importante sottolineare che la maggior parte di questi studi sono preliminari e che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare queste proprietà e valutarne la rilevanza clinica. Come molti funghi lignicoli, la Coltricia cinnamomea produce una vasta gamma di enzimi extracellulari specializzati nella degradazione dei componenti strutturali del legno. Tra questi, gli enzimi lignolitici - come le lacasi, le perossidasi e le fenolossidasi - rivestono un particolare interesse per applicazioni biotecnologiche in diversi settori industriali. Le lacasi della Coltricia cinnamomea, in particolare, sono state caratterizzate per la loro stabilità e per la capacità di ossidare un'ampia gamma di substrati fenolici. Queste proprietà le rendono candidate interessanti per applicazioni nel biorisanamento di acque contaminate da composti fenolici, nella delignificazione della pasta di legno per la produzione di carta, e nella sintesi di polimeri conduttivi. Oltre agli enzimi lignolitici, la Coltricia cinnamomea produce anche enzimi emicellulolitici e cellulolitici che partecipano alla degradazione della componente polisaccaridica del legno. Questi enzimi potrebbero trovare applicazione nei processi di produzione di biocarburanti di seconda generazione, dove è necessaria una efficiente idrolisi delle biomasse lignocellulosiche. Il Fungo Cannella, nonostante le sue dimensioni modeste e la mancanza di interesse culinario, è stata oggetto di numerose ricerche scientifiche che hanno contribuito a chiarire diversi aspetti della sua biologia, ecologia e potenziale applicativo. In questa sezione esploreremo alcune delle ricerche più significative condotte su questa specie e presenteremo curiosità e aneddoti che rendono la Coltricia cinnamomea un fungo particolarmente interessante dal punto di vista scientifico e culturale. Uno degli ambiti di ricerca più attivi riguardanti la Coltricia cinnamomea è lo studio dei meccanismi enzimatici coinvolti nella degradazione della lignina. Come membro della famiglia delle Hymenochaetaceae, questo fungo possiede un sistema enzimatico particolarmente efficiente per la demolizione di questo polimero complesso, che rappresenta uno dei componenti strutturali più resistenti del legno. Studi condotti a livello molecolare hanno permesso di identificare e caratterizzare diversi geni codificanti per enzimi lignolitici nel genoma della Coltricia cinnamomea. Questi geni, che includono lacasi, manganese perossidasi e perossidasi versatili, sono organizzati in famiglie multigeniche che riflettono l'adattamento evolutivo del fungo alla decomposizione del legno. Particolarmente interessante è la regolazione dell'espressione di questi geni in risposta a diversi stimoli ambientali. Ricerche condotte in condizioni controllate hanno dimostrato che l'espressione degli enzimi lignolitici è modulata dalla disponibilità di nutrienti, dalla presenza di induttori specifici e dalle condizioni di ossigenazione del substrato, rivelando un sofisticato sistema di regolazione che ottimizza l'uso delle risorse metaboliche del fungo. Le relazioni filogenetiche della Coltricia cinnamomea all'interno della famiglia delle Hymenochaetaceae sono state oggetto di diversi studi basati sull'analisi di sequenze di DNA. Queste ricerche hanno rivelato che il genere Coltricia, tradizionalmente considerato monofiletico, potrebbe in realtà comprendere linee evolutive distinte che meriterebbero un riconoscimento a livello generico. Analisi filogenetiche multilocus, che combinano informazioni da diversi geni nucleari e mitocondriali, hanno permesso di chiarire le relazioni tra la Coltricia cinnamomea e specie morfologicamente simili come Coltricia perennis e Coltricia montagnei. Questi studi hanno rivelato che alcune entità tradizionalmente considerate varietà o forme della Coltricia cinnamomea potrebbero in realtà rappresentare specie distinte, evidenziando la necessità di una revisione tassonomica del complesso. Un aspetto particolarmente interessante emerso da queste ricerche è la possibile esistenza di specie criptiche all'interno di quello che viene attualmente identificato come Coltricia cinnamomea. L'analisi di campioni provenienti da diverse regioni geografiche ha rivelato differenze genetiche significative che potrebbero corrispondere a entità tassonomiche distinte, sebbene morfologicamente simili. Nonostante le sue dimensioni modeste, la Coltricia cinnamomea ha attirato l'attenzione di micologi e naturalisti fin dal XVIII secolo. La prima descrizione scientifica della specie, ad opera di Nikolaus Joseph von Jacquin nel 1776, rappresenta uno dei primi tentativi di classificazione scientifica dei funghi polipori basata su caratteri morfologici osservabili. Un aneddoto interessante riguarda il nome comune "fungo cannella", che deriva ovviamente dalla caratteristica colorazione del carpoforo. Questo nome, utilizzato in diverse lingue europee, riflette l'associazione tra il colore del fungo e quello della spezia, suggerendo un'osservazione attenta delle caratteristiche cromatiche da parte dei primi naturalisti. In alcune tradizioni popolari, la Coltricia cinnamomea era utilizzata come fonte di pigmenti naturali per tingere tessuti. I carpofori, bolliti in acqua, rilasciano infatti pigmenti bruno-rossastri che potevano essere fissati su fibre naturali come lana e cotone. Sebbene questa pratica sia oggi quasi completamente abbandonata, rappresenta un esempio interessante dell'utilizzo tradizionale delle risorse fungine. La Coltricia cinnamomea si rivela, nonostante le apparenze, un fungo di notevole interesse scientifico ed ecologico. La sua morfologia distintiva, le specifiche esigenze ecologiche e il particolare profilo chimico e enzimatico la rendono un soggetto di studio affascinante per micologi, ecologi e biotecnologi. Sebbene priva di interesse culinario a causa della sua consistenza coriacea e delle dimensioni contenute, questa specie merita un'attenzione particolare per il ruolo che svolge negli ecosistemi forestali e per il potenziale applicativo dei suoi enzimi e metaboliti secondari. Le ricerche condotte sulla Coltricia cinnamomea hanno contribuito significativamente alla nostra comprensione dei meccanismi di degradazione della lignina e alla caratterizzazione degli enzimi coinvolti in questo processo. Queste conoscenze non solo arricchiscono il nostro bagaglio scientifico di base, ma aprono anche prospettive interessanti per applicazioni biotecnologiche in settori come il biorisanamento, la produzione di biocarburanti e la sintesi di polimeri speciali. Dal punto di vista ecologico, la presenza della Coltricia cinnamomea può essere considerata un indicatore di ecosistemi forestali maturi e ben conservati, dove i processi di decomposizione della materia organica procedono in modo naturale ed efficiente. La protezione di questi habitat non solo preserva la biodiversità fungina, ma garantisce anche il mantenimento di importanti servizi ecosistemici legati al ciclo dei nutrienti e alla fertilità del suolo. In conclusione, la Coltricia cinnamomea rappresenta un eccellente esempio di come anche le specie fungine apparentemente meno appariscenti possano nascondere caratteristiche di notevole interesse scientifico e applicativo. Il suo studio ci ricorda l'importanza di preservare la biodiversità in tutte le sue forme e di approfondire la nostra conoscenza del regno fungino, ancora in gran parte inesplorato nonostante la sua fondamentale importanza per il funzionamento degli ecosistemi e per il benessere del pianeta. Il regno dei funghi è un universo in continua evoluzione, con nuove scoperte scientifiche che emergono ogni anno sui loro straordinari benefici per la salute intestinale e il benessere generale. Da oggi in poi, quando vedrai un fungo, non penserai più solo al suo sapore o aspetto, ma a tutto il potenziale terapeutico che racchiude nelle sue fibre e nei suoi composti bioattivi. ✉️ Resta connesso - Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere gli ultimi studi su: La natura ci offre strumenti straordinari per prenderci cura della nostra salute. I funghi, con il loro equilibrio unico tra nutrizione e medicina, rappresentano una frontiera affascinante che stiamo solo iniziando a esplorare. 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Fungo Cannella (Coltricia cinnamomea): scheda riassuntiva
Coltricia cinnamomea: un fungo poco noto
Tassonomia e classificazione scientifica
Classificazione gerarchica completa
Regno Fungi Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Hymenochaetales Famiglia Hymenochaetaceae Genere Coltricia Specie Coltricia cinnamomea Sinonimi e denominazioni storiche
Denominazione Autore Anno Boletus perennis Linnaeus 1753 Polyporus cinnamomeus Jacquin 1776 Polystictus cinnamomeus Cooke 1886 Xanthochrous perennis Patouillard 1897 Coltricia cinnamomea Murrill 1904 Descrizione morfologica dettagliata
Caratteristiche del carpoforo
Struttura dell'imenio
Caratteristica Descrizione Misure Diametro cappello Da convesso a piano, spesso depresso al centro 1-5 cm (eccez. fino a 7 cm) Superficie cappello Vellutata, zonata concentricamente Colore cannella-bruno rossastro Spessore carne Sottile, consistenza coriacea 1-2 mm Lunghezza tubuli Corti, decorrenti sul gambo 1-3 mm Densità pori Angolosi, piccoli e fitti 2-4 pori/mm Colore pori Bruno-cannella con sfumature ocracee - Caratteristiche del gambo
Caratteristiche microscopiche
Habitat e distribuzione geografica
Preferenze ambientali e substrato
Distribuzione in Italia
Regione Frequenza Habitat principali Lombardia Comune Boschi di faggio e querce delle Prealpi Trentino-Alto Adige Abbastanza comune Foreste di conifere e miste Toscana Comune Boschi di leccio e querce Lazio Abbastanza comune Foreste mediterranee e collinari Calabria Rara Boschi montani di faggio Sicilia Molto rara Boschi residui delle Madonie e dei Nebrodi Distribuzione globale
Proprietà biologiche e chimiche
Composizione chimica
Gruppo di composti Esempi specifici Concentrazione approssimativa Polisaccaridi β-glucani, eteropolisaccaridi 15-25% del peso secco Terpenoidi Acidi triterpenici, steroli 2-5% del peso secco Composti fenolici Acidi fenolici, flavonoidi 1-3% del peso secco Proteine Enzimi lignolitici 10-15% del peso secco Sali minerali Potassio, fosforo, magnesio 5-8% del peso secco Proprietà biologiche
Enzimi e applicazioni biotecnologiche
Ricerche scientifiche e curiosità
Studi sulla degradazione della lignina
Ricerche filogenetiche
Curiosità storiche e culturali
Fungo Cannella: un concentrato di enzimi
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